EF, Sergio Higuita punta Tour, Ardenne e Lombardia e spera in un iridato colombiano: “Potremmo vincere”

Sergio Higuita è tra i giovani più interessanti del circuito WorldTour. Classe 1997, sta sviluppando un talento precoce, tipico dei corridori sudamericani che lo ha portato l’anno scorso a ritagliarsi soddisfazioni importanti in soltanto sei mesi di militanza nella EF Education First, squadra con cui è passato professionista soltanto a inizio maggio. Vincitore di una tappa e 14° alla fine della Vuelta a España, quest’anno aveva iniziato a dare ulteriori segnali di miglioramento in vista dell’esordio al Tour de France vincendo il Tour Colombia e concludendo al terzo posto la Parigi-Nizza, ultima corsa disputata sin qui in Europa.

In un’intervista pubblicata oggi dal quotidiano colombiano El Tiempo, il giovane talento ha innanzitutto auspicato il ritorno alle corse il prima possibile: “Le squadre sperano di tornare al più presto. La crisi ha colpito molto le squadre e ci ha segnati”. Ovviamente, spera di poterlo fare in sicurezza: “In Europa ci sono norme severe. In questi paesi si osserva un miglioramento e si spera che non vi sia rischio di contagio” ha aggiunto.

Ha quindi confermato la volontà di partecipare al Tour, anche se ritiene “prematuro” parlare di un calendario definito: “Mi piacerebbe farlo. Sono motivato, ho buone possibilità di esserci” ha detto aprendo anche uno spiraglio alle classiche: “Ne abbiamo discusso con il team. Credo farò le Ardenne e Il Lombardia“. La sua classica preferita sarebbe la Freccia vallone: “È una prova che se corro bene possono vincere. Si adatta alle mie caratteristiche, perché è una gara difficile e il muro di Huy alla fine mi stuzzica. Naturalmente, l’esperienza in questo tipo di classiche è la chiave”.

Per quanto riguarda il ritorno in Europa, le sue ipotesi ricalcano quelle di Rigoberto Uran: “Non lo so, un viaggio charter con i ciclisti WorldTour e continental. Il governo dovrebbe sostenerci. O forse un volo umanitario, nel caso in cui i confini siano ancora chiusi”.

Spera poi che il via libera agli allenamenti dato ieri permetta ai colombiani di recuperare il gap con i corridori europei che sono già tornati sulle strade: “Molti di noi vivono in quota e penso che abbiamo un vantaggio, perché possiamo allenarci a più di 2.000 metri sul livello del mare, mentre in Europa non si può fare”.

Nelle grandi corse a tappe, una preparazione così frammentata, potrebbe creare delle sorprese: “È possibile. Il fisico risponde in modo diverso. Alcuni andranno bene nelle prime settimane e non nell’ultima, o viceversa. Può succedere, perché il lavoro solo sui rulli non è l’ideale e, inoltre, dobbiamo aggiungere la mancanza di fondo. Penso che la situazione sia per tutti e siamo sullo stesso piano”.

Anche per lui, con questo calendario, è impossibile pensare di fare classifica in due GT: “Penso che ci siano ciclisti che possono fare due GT, ma sarà impossibile che qualcuno lotti per entrambi. È fattibile prendere la forma in uno e lottare in un altro”.

La sempre più ampia presenza di corridori colombiani a livello WorldTour, amplia anche le possibilità di vederne finalmente uno con la maglia iridata: “Il percorso è buono per i colombiani. Potremmo vincere, perché abbiamo il motore per farlo. Se non si farà in Svizzera, perderemo questa opportunità. Se si andasse in Qatar, allora ci sarebbero le carte Fernando Gaviria, Álvaro Hodeg e Juan Molano. Colombia non vuol dire più soltanto scalatori, ora vinciamo anche in volata“.

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